Peste suina africana: differenze rispetto alla peste suina classica, sintomi e possibili effetti sull’uomo.

Torna la preoccupazione in Italia per la diffusione della peste suina africana, una malattia che ha costretto ad abbattere decine di migliaia di animali contagiati. Virus estremamente contagioso, riesce a diffondersi in maniera molto rapida. Anche per questo l’Unione europea è intervenuta immediatamente per cercare di limitare il contagio e prevenire ogni diffusione ulteriore di un virus che potrebbe avere effetti disastrosi sugli allevamenti del nostro paese.

Ma cos’è effettivamente la peste suina africana? Qual è la differenza tra quella ‘classica’ e la sua variante più famosa? Può colpire l’uomo? Proviamo a scoprire insieme tutto ciò che bisogna sapere su questo virus e sui suoi possibili effetti.

Peste suina africana: cos’è e differenza con la peste suina classica

Malattie tra loro differenti, pur avendo lo stesso nome, le due pesti suine sono portate da agenti diversi. Quello che dà origine alla variante africana è un virus a DNA a doppia elica appartenente al genere Asfivirus, mentre quello che comporta la peste suina classica è un virus a RNA a singola elica del genere Pestivirus. A legare le due malattie, nelle forme acute, è però la medesima sintomatologia.

cinghiale
cinghiale malato

Ma quali sono i segnali principali di un contagio nell’animale? Questi tutti i possibili sintomi derivanti dalla peste suina africana, specificati dal Ministero della Salute:

– febbre;
– perdita di appetito;
– debolezza delle gambe posteriori e andatura incerta;
– difficoltà respiratorie e secrezioni a livello degli occhi e del naso;
– costipazione;
– aborti spontanei;
– emorragie interne;
– emorragie evidenti sulle orecchie e i fianchi.

Il virus resta presente nel sangue dai quattro ai cinque giorni e nel giro di pochi giorni dall’apparizione provoca la morte dell’animale. Gli esemplari che riescono a sopravvivere possono rimanere portatori del virus e possibili agenti di trasmissione per circa un anno. Il virus può tra l’altro resistere anche in un ambiente esterno e rimanere vitale fino a 100 giorni, sopravvivendo anche alle alte temperature e all’interno dei salumi. Ma può avere effetti negativi sull’uomo?

Come si trasmette e che effetti può avere sull’uomo

Per poter comprendere quale sia l’effettiva pericolosità della peste suina africana anche per l’essere umano bisogna sottolineare quanto sia altamente infettiva e diffusiva. I suini da allevamento e i cinghiali possono scambiarsi il contagio attraverso contatto con esemplari infetti, anche durante il pascolo, attraverso l’ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti, contatto con oggetti contaminati dal virus, morsi di zecche infette.

Se quest’ultima modalità è la meno preoccupante in Europa, dal momento che le zecche in grado di contagiare sono poco diffuse nel territorio continentale, il virus può diffondersi facilmente attraverso i prodotti di carne contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse.

Ad ogni modo, nonostante la facilità di trasmissione e di diffusione, questa malattia non rappresenta un problema sanitario per l’essere umano. Non è trasmissibile infatti né attraverso il contatto diretto con esemplari infetti, né attraverso l’ingestione di alimenti di origine suina prodotti con animali contagiati. Tuttavia, l’uomo può diventare un veicolo di contaminazione. E questo può essere un problema serio, dal momento che la diffusione del virus può comportare danni importanti a livello socio-economico. Ragion per cui è importantissimo non sottovalutare il problema.

DONNAGLAMOUR ULTIM'ORA

ultimo aggiornamento: 21 Settembre 2023 11:56


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